Bellissima.
Ingrid Bergmann, con i capelli corti, le labbra rosse e morbide, la selvatichezza e la dolcezza delle sue lacrime.
Gary Cooper, le sue paure e le sue ritrosie verso il dovere, il coraggio.
Leggere "Per chi suona la campana" avendo in mente il film è una doppia esperienza esaltante, per la bravura di Hemingway e per i colori e le immagini della pellicola.
Ad aprire quel romanzo una raffinatissima citazione del poeta metafisico per eccellenza, John Donne, che nel Seicento inglese scrisse questi versi celeberrimi in un suo Sermone:
Nessun uomo è un'Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminusce,
perchè io partecipo all'Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.
Parlano anche di oggi, come si parla a tutte le utopie - e qualcuno già da secoli le chiama "distopie", utopie negative nelle quali si pensa il male futuro, l'abominio e lo sterminio delle persone e degli spiriti.
Ora che "la Repubblica on-line" fa leggere un articolo di Paolo Pontoniere su una futuribile e prossima società marina, da realizzare tecnologicamente sfruttando delle postazioni petrolifere off-shore da ancorare in acque internazionali, rese autonome da alimentazione energetica alternativa, e ancor più autonome perchè apolidi e senza bisogno quindi di riconoscimenti politici che non siano de facto per la loro esistenza, il cammino di questa utopia appare un po' più chiaro.
Già nei progetti si delinea la vita sulle "isole": biblioteche, luoghi di incontro, spazi privati né spartani né da nababbi - soprattutto, come sempre in questi casi, la necessità di approvvigionarsi a terra per le risorse alimentari e tecnologiche.
Qui addirittura il progetto viene allo scoperto: niente Tommaso Moro, né Campanella - collegamenti satellitari ed internettiani renderebbero le postazioni off-shore un luogo di villeggiatura diverso, dove poter dimenticare senza rischi di essere la parte di Occidente che continua a elevare mura (Israele, Padova - la vecchia Berlino, il nuovo Sud Africa) e a consumare petrolio.
Ma non vorrei proporre un ragionamento tanto banale: in realtà è Donne a scompaginare tutto dopo tre secoli dalla sua scrittura e preghiera - l'Occidente nega che la "morte d'uomo" lo diminuisca, e cerca, con i miliardari di Las Vegas e Silicon Valley, di perpetrarsi (chissà, come paradiso fiscale forse, viste le dichiarazioni sullo statuto politico già fatte circolare) in un posto tecnologicamente separato dalla morte stessa, brillante come un sogno che si desidera non tanto rendere concreto, ma appunto sognare. Questi occidentali che dovrebbero accontentarsi di giacere su un continente che è già un'isola, l'unica su cui abitiamo.
Se arriva il tramonto dell'occidente, proprio l'immagine di un paradiso costruito su postazioni petrolifere resta impressa - non possiamo fare a meno di costruire il futuro, secondo alcuni, con gli strumenti spuntati e inefficaci del presente, con quegli stessi strumenti con i quali imponiamo il futuro ad altri.
Ingrid Bergmann, con i capelli corti, le labbra rosse e morbide, la selvatichezza e la dolcezza delle sue lacrime.
Gary Cooper, le sue paure e le sue ritrosie verso il dovere, il coraggio.
Leggere "Per chi suona la campana" avendo in mente il film è una doppia esperienza esaltante, per la bravura di Hemingway e per i colori e le immagini della pellicola.
Ad aprire quel romanzo una raffinatissima citazione del poeta metafisico per eccellenza, John Donne, che nel Seicento inglese scrisse questi versi celeberrimi in un suo Sermone:
Nessun uomo è un'Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un Promontorio fosse stato al suo posto,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte d'uomo mi diminusce,
perchè io partecipo all'Umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana:
Essa suona per te.
Parlano anche di oggi, come si parla a tutte le utopie - e qualcuno già da secoli le chiama "distopie", utopie negative nelle quali si pensa il male futuro, l'abominio e lo sterminio delle persone e degli spiriti.
Ora che "la Repubblica on-line" fa leggere un articolo di Paolo Pontoniere su una futuribile e prossima società marina, da realizzare tecnologicamente sfruttando delle postazioni petrolifere off-shore da ancorare in acque internazionali, rese autonome da alimentazione energetica alternativa, e ancor più autonome perchè apolidi e senza bisogno quindi di riconoscimenti politici che non siano de facto per la loro esistenza, il cammino di questa utopia appare un po' più chiaro.
Già nei progetti si delinea la vita sulle "isole": biblioteche, luoghi di incontro, spazi privati né spartani né da nababbi - soprattutto, come sempre in questi casi, la necessità di approvvigionarsi a terra per le risorse alimentari e tecnologiche.
Qui addirittura il progetto viene allo scoperto: niente Tommaso Moro, né Campanella - collegamenti satellitari ed internettiani renderebbero le postazioni off-shore un luogo di villeggiatura diverso, dove poter dimenticare senza rischi di essere la parte di Occidente che continua a elevare mura (Israele, Padova - la vecchia Berlino, il nuovo Sud Africa) e a consumare petrolio.
Ma non vorrei proporre un ragionamento tanto banale: in realtà è Donne a scompaginare tutto dopo tre secoli dalla sua scrittura e preghiera - l'Occidente nega che la "morte d'uomo" lo diminuisca, e cerca, con i miliardari di Las Vegas e Silicon Valley, di perpetrarsi (chissà, come paradiso fiscale forse, viste le dichiarazioni sullo statuto politico già fatte circolare) in un posto tecnologicamente separato dalla morte stessa, brillante come un sogno che si desidera non tanto rendere concreto, ma appunto sognare. Questi occidentali che dovrebbero accontentarsi di giacere su un continente che è già un'isola, l'unica su cui abitiamo.
Se arriva il tramonto dell'occidente, proprio l'immagine di un paradiso costruito su postazioni petrolifere resta impressa - non possiamo fare a meno di costruire il futuro, secondo alcuni, con gli strumenti spuntati e inefficaci del presente, con quegli stessi strumenti con i quali imponiamo il futuro ad altri.
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