Tutti gli anni si ripete, purtroppo, un rito in questa giornata: triste, dal mio punto di vista, ma forse necessario, se la regolarità è tale...
Alcuni uomini fanno pubblica professione di penitenza per colpe non a loro attribuibili personalmente, e alcune donne mostrano un astio generalizzato e onnipervadente che coinvolgerebbe perfino altre donne, colpevoli di poca o cattiva militanza...
Ecco, è un giorno di militanza proprio perché non si esce dallo schema del sacrificio umano, del rito del sangue — si uccide una vittima, si mostra la violenza, si gettano fiori per compiacere e scusare simbolicamente, giustificare quindi quella stessa violenza che si perpetra, e che forse è impossibile non commettere. È l'uccisione della vittima sacrificale con cui René Girard spiega la nascita e la dinamica simbolica delle società.
La violenza, del resto, è identificata e ripetuta, sia all'interno del rito, sia fuori da parte di chi compie omicidi: e oggi, altrettanto simbolicamente e in modo sanguinosamente concreto, un uomo ha ucciso sua moglie, e una moglie e una figlia hanno ucciso il loro marito e padre...
La statistica certo, pende purtroppo dalla parte delle vittime femminili: ma la statistica non spiega la violenza, la descrive e la misura.
Poi, una spiegazione di quel meccanismo, che mi arriva tanto dolce quanto inattesa, e che mi indica non una soluzione, ma un orizzonte diverso.
Dice Vittorino Andreoli, in un suo saggio di qualche tempo fa, che siamo in una "Società senza padri", e che il problema sta lì — nella mancanza di una figura autorevole, al di là del sesso biologico di chi la incarni, contrapposta alla Grande Madre, di cui pure si sono perse le tracce nel suo significato di accoglienza fondante.
E vengo alla spiegazione per me: Martina, una mia ex-alunna dell'anno passato, mi scrive raccontandomi di aver ricevuto una mimosa in dono e di aver pensato subito a quel giorno in cui io regalai alle donne della scuola dei fiori, che finirono dalle custodi, esposti all'ingresso.
Mi dice, Martina, di essersi commossa in un ricordo di nostalgia.
Ecco: l'occasione di quel mio dono non era l'Otto Marzo, ma l'entrata della Primavera — ma cosa importa? La memoria ricrea l'Essere, dà ad esso un ordine.
E allora per uscire dal rito della violenza forse, assieme a tutti i gesti concreti e giustissimi e importantissimi, urgentissimi, serve anche qualcosa di lento, apparentemente inutile, senza scopo, non efficace in quanto non ordinato a un obiettivo.
Dico la gentilezza, la bellezza, la cortesia: e non penso al recente Oscar di Sorrentino, ma ad un manifesto di Nuccio Ordine, un libro bellissimo e appassionato dal titolo L'utilità dell'inutile, uscito l'anno scorso da Bompiani. Vi si predica, con le parole sue e quelle di tanti letterati, artisti, filosofi, scienziati, pensatori, quel che il titolo afferma — vi sono cose che non possono essere misurate, calcolate, pesate, valutate in termini di efficacia, efficienza e prontezza, e che al contempo sono quanto di più utile vi sia per l'umanità, ogni persona e ogni istante di vita. Appunto la Bellezza, la Gentilezza, la Cortesia, il Dono e il Sacrificio, il Tempo e lo Spazio condivisi, allargati dalla partecipazione comune.
Questo non è un modo di sminuire la Scienza a scalpito di un sentimentalismo di maniera, illogico nel senso pieno del termine: questo è un modo di allargare la Scienza alla occidentale, al maschile (penso a un libro fondamentale di David Noble, intitolato Un mondo senza donne, che indaga la sociologia della scienza e la politica europee dal Medioevo ad oggi come il progetto e il processo concreto e continuato di escludere le donne da qualsiasi forma di potere e persino di rappresentanza all'interno della religione, della politica e della scienza, che si sono strutturate come mondi maschili), verso una visione più completa, non maschile o femminile, e che volutamente vada oltre quel che si è cancellato e oscurato da parte degli uomini e lo recuperi come una porzione fondamentale di quel mondo e del Mondo in generale. Ripeto, non secondo il sesso biologico di chi incarna il potere: oggi, per quanto rari, si danno casi di logiche maschili promosse da donne al potere — proprio perché sono rare le donne al potere.
Voglio augurare a un tu donna e alla donna che cresce con te, di essere sempre felici e sempre gentili, belle e cortesi con voi stesse e con il mondo che vi circonda: essere tali non significa essere arrendevoli o condiscendenti, ma decise invece, e accoglienti, come la Grande Madre.
E se anche questa fosse una visione maschile e storpiata, gentili nel criticarla e costruire una visione migliore, senza la violenza.
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