Riascolto il Terzo Concerto Brandeburghese, in Sol Maggiore BWV 1048, e il terzo movimento dell'opera - l'Allegro conclusivo - mi fa pensare in questa brillante interpretazione della Freiburg Baroque Orchestra, al genere antico della caccia, uno dei tanti nomi con i quali originariamente si indicavano delle composizioni basate sulla forma del canone e che avrebbero condotto poi verso uno degli archetipi riconosciuti della musica occidentale, la fuga.
Proprio per la sua natura gioiosamente lesta anche negli sviluppi del tema nella parte centrale - con il consueto passaggio in minore - questo andamento finale del Concerto marca l'intera struttura espositiva col dialogo tutto italiano (si pensi ai modelli di Corelli e Vivaldi ovviamente) fra le sezioni degli archi acuti e dei bassi. Così pure la natura tutt'altro che succedanea del continuo sottostante - contrabbasso e clavicembalo - che spesso si aggiunge alle viole da gamba per sostenere la linea melodica in maniera chiaramente espositiva alla pari con gli altri archi, è luminosa proprio per l'uso che se ne fa e per le capacità espressive che ne risultano.
Una sorta di teoria degli affetti quindi che in questo caso pare soffermarsi sulla nota della rapidità delle passioni - e non certo per mere questioni esecutive - e mostra come queste siano effettivamente potenti ma passeggere in ogni senso: e si ascoltino le asciuttissime battute finali per saggiare la verità del pensiero bachiano.
Proprio per la sua natura gioiosamente lesta anche negli sviluppi del tema nella parte centrale - con il consueto passaggio in minore - questo andamento finale del Concerto marca l'intera struttura espositiva col dialogo tutto italiano (si pensi ai modelli di Corelli e Vivaldi ovviamente) fra le sezioni degli archi acuti e dei bassi. Così pure la natura tutt'altro che succedanea del continuo sottostante - contrabbasso e clavicembalo - che spesso si aggiunge alle viole da gamba per sostenere la linea melodica in maniera chiaramente espositiva alla pari con gli altri archi, è luminosa proprio per l'uso che se ne fa e per le capacità espressive che ne risultano.
Una sorta di teoria degli affetti quindi che in questo caso pare soffermarsi sulla nota della rapidità delle passioni - e non certo per mere questioni esecutive - e mostra come queste siano effettivamente potenti ma passeggere in ogni senso: e si ascoltino le asciuttissime battute finali per saggiare la verità del pensiero bachiano.
Nessun commento:
Posta un commento