Se per Itaca volgi il tuo viaggio, / fai voti che ti sia lunga la via, / e colma di vicende e conoscenze... (Konstantinos Kavafis)

domenica 14 febbraio 2021

Qualche parola sulla debolezza delle parole che dicono l'amore

La poesia rende l'amore altra cosa da quel che si può sperimentare senza parole; la parola trova analogie che l'amore non conosce, perché i freni che il corpo, gli anni, le timidezze diverse impongono, nella poesia non si trovano spesso che come ardite metafore, mentre nell'amore sono gesti mancati, torsioni vibranti, sguardi nel buio tesi a cogliere la presenza della persona amata, ovunque sia.

Per questo la poesia d'amore — pulsione originaria di ogni poetare — è un ponte sull'assenza, sempre: anche le splendide gioie del cuore cantate nell'ardore, si pongono come l'eco rimbombante, ma via via più rarefatta, del tepore e del fuoco; così pure il freddo ustionante dell'assenza, o la noia urgente ad ogni passo, fra i versi si volgono quasi come una danza a suo modo desiderabile.

La parola d'amore non è la parola amorosa: mette sempre un di troppo volendolo togliere, descrive ogni volta in cui vuole evocare. Solo in rari momenti di grazia il poeta si convince, e con nostalgia tace la sua parola e la dimentica, così che qualcun altro, nell'Altrove e col suo personale cammino da segnare, possa a suo modo scordarla ridandola al cuore.


I tuoi occhi — sono rimasti solo quelli
dalla stranezza che ha sottratto il volto —
mi parlano la lingua delle ombre,
sospirano la voce che ho scordato.

Un tempo erano fiamme nell'oscuro,
una carezza a me ch'ero straniero
in ogni luogo avessi respirato;
poi si spensero, aduggiandosi fiochi.

Qualcuno ci dirà che delle labbra
riuscimmo una stagione a fare a meno:
e fu nel freddo della nostra vita,

quando cenere si mescola alla bruma;
nessuno poi saprà quei vani amori
lunghi e celati agli occhi, dardeggiando.

A questo, alle parole più ovattate
dette più indentro al cuore, più sommesse,
si apre questa fine dei ricordi:

quasi che nel coraggio del confondersi
tornasse alle parole più vigore
per dirle fuori a un vero ormai invisibile.

Duro è spesso l'amore, amaro a perdersi,
mutato lungo i giorni impercettibili,
quando la carne cede ai brevi spasimi
tutto il dolce di pelle che si slaccia.

Così quando non serve più parlare
perché labbra o altri segni più non valgono,
sarà nel buio dove è eterna Luce
che quegli occhi sapranno ormai tacere.


"Vibrazione dell'idea di amore", 14.II.2021